30/05/13

GIORNO 191 - Dire Giappone è dire "ci sono !"

Aeroporto di Narita, Tokio.
Narita Airport: Tokio, Giappone.
Stai scherzando? Tutto avrei pensato meno che atterrare in Giappone.
Enorme. Vagabondando per di quà  e per di là una buona ora cerco di capire come raggiungere la città. Disegnini strani  come messaggi pubblicitari mi si scontrano addosso. Nuvoletta bianca con punto interrogativo e faccia da cartone animato giapponese. Eh, già. Giappone. Hiragana, Katakana e Kanji sono i tre alfabeti vigenti. Nulla a che vedere con i nostri meravigliosi 26 caratteri romani.
Serata matta in compagnia di AMICI
Ho imparato a pensare una cosa alla volta. Risolvo anche come trovare il modo di pagare un biglietto per il centro ad una biglietteria che tutto sembra tranne che una biglietteria. I famosi modelli europei di come possano essere le cose piano piano prende coscienza di quante innumerevoli opzioni esistano per ogni concetto e situazione.
Il tempo vola e in questi giorni ho compiuto il mio settimo mese di viaggio.
Sono stata ad Hong kong, Shangai e Pechino attraversando la China. Ho incontrato amici , persone deliziose e complesse allo stesso tempo. Sono penetrata nelle loro vite, intrufolata in un quotidiano che non mi appartiene. Mi sono sentita spettatrice di un film straniero. Una comparsa speciale in 3D.
Ma quale sarebbe il mio quotidiano? Percorro chilometri dentro una me stessa che si stupisce ogni giorno, dentro una me stessa che sta scoprendo il mondo. Sono in divenire.
Mi meraviglio e resto in uno stato di shock, come dire, perepetuo attraversando luoghi, assaporando nuove cucine e fondendo il cervello in tentativi di comprensione dei miei interlocutori.
In Cina il linguaggio del corpo, se non parli cinese, risulta fondamentale, ma anche essere coscienti che un gesto può non essere compreso rimette in gioco stereotipi e modelli di comunicazione.
Come gia vi accennavo.

Sento lo stomaco stringersi in un qualcosa che pare essere felicità in un cocktail di stranezza, desiderio, malinconia, piacere, solitudine e indipendenza.
Mi sento forte e con il mondo, mi sento orgogliosa, mi sento come non mai.
Shinjioku, Tokio
Rimettere in gioco se stessi, affrontare le difficoltà di relazione con persone che ti guardano e non possono risponderti -Wakarimasen! Non capisco! Nemmeno io! ahahaha.- è una meravigliosa sensazione che ti fa sentire presente ma, allo stesso tempo, fa sentire le tue radici, la tua casa, la tua identità e da dove ha attinto per essere come è.
E una sorta di presenza assenza dal tuo mondo in un altro.

Atterrata a Tokio. Resto esterrefatta dalla meraviglia di una città come solo Tokio puo essere.
Senso di marcia opposto.
Inizio a pensare che siamo noi ad andare in senso opposto, comunque.
Lance Lot, complice di avventure matte per Tokio.
Le insegne luminose ed il formicolio di persone la identificano come capitale, ma ciò che la distingue è quell'ordine nell' amministrazione di strade e il rispetto rigoroso delle persone verso le regole. Nessun pedone passa al semaforo rosso, quà e là si incontrano personaggini con mascherine antismog o antibatteri, gruppi di donzelle raggruppate all' angolo indossando pittoreschi abiti, e soprattutto truccate estremamente come piccole bambole reali stile manga giapponese. Stupore. È realtà.
Manga ovunque
Mangio dei biscotti sulla metropolitana e mi accorgo di essere osservata. Mi appoggio con la spalla al palo scrivendo una nota sul telefono e mi accorgo di notare disciplina. Nessuno mangia e nessuno si appoggia. Educazione e rigore, presenza e compostezza. Nessuno fuma per strada a meno non si abbia un portacenere portatile. Al contrario nei locali invece si che è permesso. Al momento non so cosa abbia più senso.

Tokio mi meraviglia per la sua rete sotteranea di metropolitane, linee speciali, treni, negozi, ristoranti, vita. Si cela una città sotto la città al punto da poter perdersi senza problemi. Per Tokio Station ho avuto la necessità di una cartina. Incredibile. Il mio pensiero in questi momenti ritorna a mia madre immaginandola con me al mio fianco chiedendomi dove e come. Lei che sempre confida nel mio girovagare abile, qui mi metterei a ridere e le direi: "Non ho idea!Ahahha". Ma si che la accompagno dove vorrebbe in men che non si dica. Mi concentro di più. Mamma, eccoci.


Arte giapponese
Tokio è un momento di follia e diversione quando incontro Lance Lot, viaggiatore nato, amico dalle Filippine e pazzia allo stato puro. Ed è complicità come due vecchi amici di scuola. Risparmio i dettagli. Siete troppi la fuori per svelare le confidenze e i segreti che ci siamo raccontati. 
Viaggiare è anche questo: ritrovarti con le dinamiche esplorative delle persone che incontri sul cammino. 
Arte culinaria!!!
Tokio, il meglio!
A distanza di due mesi, col potere della tecnologia e dei Social Media, passiamo un paio di giorni insieme nella capitale  fra amici  giapponesi e nuovi incontri. Conosco Eric che passa con noi la serata fra clubs e la Tokio notturna. Decidiamo per una cena di arrivederci e ci incontriamo al mio scendere dalla torre piu alta di Tokio: Sky Tree. Come avrete notato amo le torri. ahahah. 
È una cena a base di sushi e la sua abilità esperta a condividere ogni  assaggio. Bacchette e salsa di soia. Mi affascina la sua sicurezza di uomo e la disinvoltura composta nel parlarmi. 
A cena con Eric
Sky Tree, Tokio.
Dire " Goodbye!" è sempre difficile quando non vorresti. 
Una piacevole serata prima del mio ritorno allo Sheraton e incontrare il mio carissimo compagno di appartamento, amico e uomo di business tedesco dall' aspetto firmato giapponese: Kimio. 
Un regalo di questi sette mesi di viaggio. Una coccola. Il momento perfetto e il luogo perfetto. 
Un amico.
Tokyo vista dagli occhi di uno Sheraton. Che mai si puo volere di piu? Nulla.  
E sono  conversazioni sul futuro, sul lavoro, su nuovi orizzonti. Mi sento trasportata in Europa e nella società dalla quale vengo. Con calma ascolto e decido di non farmi cogliere da ansietà e stress.








Colazione meritata allo Sheraton

È difficile perché il pensiero di dover fare, creare e produrre rinasce in noi con la velocità con la quale le erbacce nel giardino crescono in estate dopo la pioggia. Non importa. 











La mia parte più profonda di me sente il desidierio di una realizzazione anche lavorativa. E sono in un percorso di scoperta non solo del mondo se non, come dicevo, di scoperta dentro me stessa. Ascolto.
Kimio e me cenando insieme dopo 7 mesi.
Rimettersi in gioco, rinascere, ricreare. Serve costanza, fatica, energia. Viaggiare è il modo migliore per ricominciare con se stessi, espandersi, affrontare con energia il nuovo giorno e una vita diversa.

Tokio è assolutamente fuori budget, ma sapevo di prendere il rischio e mettere sul tavolo da gioco un malloppo di banconote. Ahhaha. Me la gioco. 
Decido che invece di passare dal Giappone, mi ci fermo proprio.
Il Giapponese mi affascina e mi incuriosisce tanto da  trovare una sistemazione a Occhii, nella provincia di Shizuoka insegnando inglese ai bambini ed esplorando nuovi metodi di cominucazione. 
Una soluzione per tutto. Il visto scade ad Agosto e qui lo scorrere dei giorni in compagnia di Miyuki ed amici mi rende serena e tranquilla.
La mia Casa Giapponese in Occhii.
Miyuki é la prorpietaria di questa piccola scuola dove ogni giorno affrontiamo mirati gruppi di studenti dai 2 anni, il più piccolo, ai 14 e con qualche adulto dopo il lavoro.



È meraviglioso scoprire quanto i bambini possano insegnarci a comunicare.


Lockland ed io nell'aula di scuola.
La potenza e l'energia che richiedono per catturarli è esattamente la stessa che serve per catturare il proprio interlocutore ad un discorso pubblico e l'intensità che è neceessaria impiegare è quell'intensità che dovremmo impiegare in ogni nostra comunicazione. 
Importanti considerazioni e importante esplorazione di una dimensione dimenticata: quella del fantastico mondo dei bambini.


Insegnando inglese
Nei miei prossimi post vi racconterò come i miei studenti rispondono alle miei metodologie, idee e racconti di me in giro per il mondo. Agli occhi di un giapponese tutto risulta molto più  amplificato. Mi sento bene.


Nonostante tutto sento la mancanza di casa, del mio letto, dei miei affetti e di una birra in compagnia di una chicchiera sincera, di un pianto di gioia condiviso e l'abbraccio di chi sa chi sei e cosa senti.
Rifletto, penso..sento.
Paese di Kakegawa. 
Vi sento.








Concludo questo post un pò come fosse una lettera perché a voi è indirizzato. 
A presto cari amici,
dal Giappone non è ancora tutto.

Il mio mio raggio di sole, nonostante qui la stagione delle pioggie ha avuto inizio da un paio di giorni.
Il giorno dell'acqua (.. 水 ..) in giapponese è il Mercoledì.
Mentre quello del sole (.. 日..) è la Domenica.

Alle prese col giapponese!




















1 commento:

mamy ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.